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Apuleio
Della magia, 27
 
originale
 
[27] uerum haec ferme communi quodam errore imperitorum philosophis obiectantur, ut partim eorum qui corporum causas meras et simplicis rimantur irreligiosos putent eoque aiant deos abnuere, ut Anaxagoram et Leucippum et Democritum et Epicurum ceterosque rerum naturae patronos, partim autem, qui prouidentiam mundi curiosius uestigant et impensius deos celebrant, eos uero uulgo magos nominent, quasi facere etiam sciant quae sciant fieri, ut olim fuere Epimenides et Orpheus et Pythagoras et Ostanes, ac dein similiter suspectata Empedocli catharmoe, Socrati daemonion, Platonis $TO\ A)GAQO/N&. gratulor igitur mihi, cum et ego tot ac tantis uiris adnumeror. Ceterum ea quae ab illis ad ostendendum crimen obiecta sunt uana et inepta simpliciter uereor, ne ideo tantum crimina putes, quod obiecta sunt. 'cur' inquit 'piscium quaedam genera quaesisti?' quasi id cognitionis gratia philosopho facere non liceat, quod luxurioso gulae causa liceret. 'cur mulier libera tibi nupsit post annos XIII uiduitatis?' quasi non magis mirandum sit quod tot annis non nubserit. 'cur prius, quam tibi nuberet, scripsit nescio quid in epistula quod sibi uidebatur?' quasi quisquam debeat causas alienae sententiae reddere. 'at enim maior natu non est iuuenem aspernata.' igitur hoc ipsum argumentum est nihil opus magia fuisse, ut nubere uellet mulier uiro, uidua caelibi, maior iuniori. iam et illa similia: 'habet quiddam Apuleius domi quod sancte colit': quasi non id potius crimen sit, quod colas non habere. 'cecidit praesente Apuleio puer.' quid enim, si iuuenis, quid, si etiam senex adsistente me corruisset uel morbo corporis impeditus uel lubrico soli prolapsus? hiscine argumentis magian probatis, casu pueruli et matrimonio mulieris et obsonio piscium?
 
traduzione
 
Per un comune errore di ignoranza sono attaccati solitamente i filosofi. Gli uni che cercano di penetrare le cause elementari e i princ?pi costitutivi dei corpi, sono tenuti per irreligiosi e negatori degli d?i, come Anassagora, Leucippo, Democrito ed Epicuro e tutti quanti sono sostenitori dell'ordine naturale del mondo; gli altri che solleciti scrutano la provvidenza ordinatrice dell'universo e onorano devotamente gli d?i, questi sono chiamati volgarmente maghi, quasi fossero altres? gli autori dei fatti che essi conoscono. Tali furono Epimenide e Orfeo e Pitagora e Ostane; e in sospetto di magia vennero dopo anche le Purificazioni di Empedocle, il D?mone di Socrate, il Bene di Platone. Mi congratulo con me stesso di essere anch'io annoverato fra tanti e tali personaggi. Tutte le altre inezie e assurdit? che costoro han tratto fuori per dimostrare la mia colpabilit? ingenuamente temerei che tu possa ritenerle criminose per il solo fatto che mi sono state imputate. ?Perch?, dice, tu hai fatto ricerca di certe specie di pesci?? Come se a un filosofo non sia lecito fare per motivo di studio quello che un gaudente si permetterebbe per il piacere della gola. ?Perch? una donna libera ti ha sposato dopo quattordici anni di vedovanza?? Quasi non fosse pi? mirabile cosa l'essere rimasta tanti anni senza marito. ?Perch? prima di sposarti mise per iscritto in una lettera non so quale suo personale apprezzamento?? Quasi uno debba dare ragione dei sentimenti altrui. ?Una donna avanti negli anni non ha rifiutato un giovane?: questo per l'appunto prova che non c'? stato bisogno di magia, per decidere una donna a sposare un uomo, una vedova un celibe, un'anziana un giovane. E cos? anche il resto. ?Apuleio ha in casa un oggetto che adora religiosamente?: come se non sia piuttosto una colpa non aver nulla da adorare. ?Un ragazzo ? caduto in presenza di Apuleio?: e che ci sarebbe di strano se un giovane, se anche un vecchio fosse caduto dinanzi a me o colpito da malore o sdrucciolato su un terreno scivoloso? Ah, dunque con questi argomenti intendete convincermi di magia, con la caduta di un fanciullo, col matrimonio di una donna e con un piatto di pesci?
 

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